BANCA DATI
UNGULATI
Distribuzione, gestione, prelievo e potenzialità delle
popolazioni di ungulati
Luca Pedrotti, Eugenio Dupré,
Damiano Preatoni, Silvano Toso
ISTITUTO NAZIONALE PER LA FAUNA SELVATICA
Daino
Il genere Dama è suddiviso in due taxa
corrispondenti alla popolazione europea e a quella mesopotamica o persiana:
alcuni Autori considerano il taxa due specie distinte (Dama dama e Dama mesopotamica), altri come due
sottospecie. Alcuni Autori ritengono che le differenze con il Genere Cervus non
meritino l’attribuzione delle due forme ad un Genere diverso. L’areale
originario di Dama dama
viene posizionato nella porzione più orientale del
bacino del Mediterraneo. La specie presenta attualmente una distribuzione quasi
completamente artificiale. L’Unica popolazione residua originale è, con tutta
probabilità, quella di Düzlerçami in Turchia (Parco Nazionale di Termessos)
vicino ad Antalya. Il daino è comune in molte aree dell’Europa occidentale ed è
particolarmente abbondante in Inghilterra. Molte di queste popolazioni hanno
avuto origine da nuclei provenienti da tenute aristocratiche dove i daini erano
mantenuti per motivi ornamentali e venatori. Altre popolazioni hanno avuto
origine da individui fuggiti da allevamenti. Di particolare interesse è la
popolazione di questo Cervide presente a Rodi, caratterizzata da nanismo
insulare, e quella, ora estinta, della Sardegna, frutto di introduzioni
avvenute in tempi remoti. Fuori dall’Europa vi sono popolazioni in varie zone
dell’ex-URSS, in U.S.A ., Argentina, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda.
A testimoniare l’elevato grado di manipolazione subito
dalla specie, sono presenti almeno quattro colorazioni principali del mantello,
con frequenze molto variabili da popolazione a popolazione: pomellato, isabellino,
melanico e bianco (non albino). Anche il grado di pomellatura è molto variabile
da individuo a individuo. Il daino è un tipico ungulato di ambiente
mediterraneo. Come è tuttavia dimostrato dalla sua ubiquità, la sua notevole
plasticità trofica (può comportarsi sia come pascolatore che come brucatore) ed
il comportamento assai variabile, improntato ad un elevato livello di
socialità, lo rendono adatto ad un gran numero di ambienti, specialmente se
caratterizzati dalla presenza di praterie e radure. Tuttavia esso non si trova
a suo agio in montagna, soprattutto quando l’innevamento è prolungato, ed in
zone estremamente aride. La specie mostra spesso una notevole segregazione
ecologia fra i sessi, correlata a differenze nella dieta.
Distribuzione
Il daino è attualmente presente in 47 province su 103
(46%). La sua distribuzione è frutto di introduzioni operate dall’uomo in
epoche diverse ed appare pertanto estremamente frammentata in tutto il suo
areale e caratterizza dalla presenza di numerose popolazioni tra loro completamente isolate. In 34
province (33%) questo cervide è presente con piccoli nuclei sparsi di
consistenza complessiva scarsa o non quantificata; in 13 di esse (13%) la
consistenza dei nuclei presenti è superiore ai 300 individui.
L’areale attualmente occupato si estende complessivamente
per circa 5.000 Km2, e interessa soprattutto la Toscana, l’Appennino
settentrionale sino alla provincia di Pesaro e l’area esposta tra la provincia
di Alessandria e l’Appennino ligure. La sua presenza risulta assai limitata
nell’Italia settentrionale e soprattutto sull’arco alpino; la popolazione più
settentrionale è presente nella foresta del Cansiglio (BL, TV, PN). Nuclei
isolati sono diffusi nelle aree costiere del Veneto e in quelle, a carattere
più mediterraneo, della Toscana e del Lazio, in cui la specie sembra adattarsi
in modo particolarmente efficace. Il daino è stato introdotto anche in Sicilia
(PA).
In Sardegna la popolazione originaria si estinse nel
decennio 1960-1970 e l’attuale presenza è frutto di nuove introduzioni; non è
chiaro se la specie possa essere considerata autoctona per l’isola. Come nel
caso del cervo, le ipotesi più accreditate indicano la sua introduzione in
tempi antichi o addirittura protostorici.
Consistenza
L’analisi delle informazioni relative ai censimenti
realizzati nel periodo 1998-2000 fornisce una valutazione di consistenza
complessiva per l’Italia pari a 21.600 daini,distribuiti in oltre 45 popolazioni spazialmente separate.
Tale stima deve essere considerata un valore di consistenza
minima in quanto i censimenti non vengono realizzati in tutto l’areale, ma di
norma sono organizzati solo nelle aree in cui esercitata l’attività venatoria.
Inoltre, la distribuzione frammentata della specie rende difficile la raccolta delle
informazioni relative a nuclei piccoli, isolati o in dispersione. Le
popolazioni italiane di daino si concentrano decisamente nella porzione
centro-settentrionale della penisola, dove sono stimati circa 18.000 individui,
pari all’83% della consistenza complessiva. I nuclei presenti in Toscana ed
Emilia-Romagna assommano a circa 17.000 capi, mentre nelle restanti regioni le
consistenze non oltrepassano mai il migliaio di capi. Le province in cui si
registrano le maggiori consistenze sono Siena (6.900), Arezzo (2.250), Grosseto
(2.000), Firenze (1.800), Pisa (1.400), Alessandria (1.250), Bologna (1.050),
Roma (950), Pesaro (770) e Ferrara (710).
Localmente in particolare nelle aree costiere a carattere
mediterraneo, si riscontrano densità assai elevate, anche di oltre 40 capi per
Km2.
Status ed evoluzione delle popolazioni
Allo stato attuale delle conoscenze la specie deve essere
considerata un’entità alloctona per il territorio italiano. L’origine delle
popolazioni italiane è sconosciuta. Molti Autori hanno in passato ritenuto che
il Genere si sia estinto in Europa occidentale durante la galciazione Würmiana
e che la specie fosse stata introdotta in epoca storica. Recenti ricerche
archeozoologiche hanno tuttavia mostrato che le prime introduzioni sono state effettuate nel periodo Neolitico.
Inoltre, alcuni graffiti rupestri provenienti da Lazio, Puglia e Sicilia
suggeriscono la permanenza di popolazioni residue durante il periodo Tardo
Glaciale. La presenza di popolazioni di daino in Italia durante il periodo
romano non è documentata, mentre la specie era sicuramente presente nel
Mediterraneo.
Le popolazioni italiane più antiche potrebbero essere
quelle di Castelporziano (documentata dall’XI secolo) e San Rossore (nota dal
XIV secolo). Recenti analisi hanno mostrato un elevato grado di polimorfismo
genetico della popolazione di e popolazioni italiane più antiche potrebbero
essere quelle di Castelporziano, che potrebbe confermare una sua maggiore
antichità. Nel 1980 veniva stimata una consistenza complessiva di circa 6.000
capi (Perco, 1981), frutto di numerosissime introduzioni realizzate in epoche
diverse. Pertanto nel 1980 ad oggi si è registrato un incremento medio annuo
del 7%.
In relazione all’origine della specie e all’elevata
manipolazione delle popolazioni (prelievi, estinzioni locali, creazione di
nuovo nuclei), gli incrementi registrati non testimoniano necessariamente un
aumento numerico delle popolazioni presenti trent’anni fa.
Piani di
prelievo e abbattimenti realizzati
Il daino è cacciato in 16 province dell’Appennino
settentrionale, tra Alessandria e Grosseto, in provincia di Verona e di Belluno
ed è comunque prelevato anche nelle province di Ferrara (Bosco della Mesola),
Roma (Castelporziano), Pisa (S.Rossore), Rovigo e Torino.
Complessivamente la specie è controllata mediante
abbattimenti o catture in 23 delle 47 province in cui è presente, in una di
queste (Perugia) la caccia è al momento ammessa solo all’esterno delle Aziende
faunistico-venatorie. Nelle province di Ferrara, Torino, Pisa, Rovigo e Roma il
daino non viene ufficialmente cacciato, ma ne viene effettuato il controllo
numerico, mediante catture o abbattimenti.
In tabella 16 vengono riportati i risultati ufficiali
dell’attività venatoria nelle diverse regioni. Per il periodo 1998-99 è
stimabile un prelievo complessivo annuale di 2.500 capi, che rappresentano
l’11% delle consistenze stimate.
Principali
problemi di conservazione / gestione
In Italia il daino presenta problemi di gestione ma non di
conservazione; pertanto la politica di reintroduzione generalizzata di questa
specie, come è stata condotta nel secondo dopoguerra, dovrebbe cessare e tali
operazioni dovrebbero essere limitate a casi particolari, utilizzando moderne
procedure di valutazione ambientale e di fattibilità.
Per quanto concerne le popolazioni esistenti, le linee di
gestione da attuare dipendendo dal tipo di habitat, dalla storia della
popolazione e dalla presenza di competitori, Nelle zone protette di presenza
storica in ambiente mediterraneo, come
S. Rossore, il Parco Regionale della
Tab. 15- Consistenza del daino nelle diverse regioni italiane,
riferita al periodo 1999-2000.
Regione |
Consistenza
|
Piemonte |
1340 |
Val d’Aosta |
Assente |
Lombardia |
50 |
ARCO ALPINO CENTRO-OCCIDENTALE |
1390 |
Trentino-Alto Adige |
Assente |
Veneto |
540 |
Friuli-Venezia Giulia |
Presente |
ARCO ALPINO CENTRO-ORIENTALE |
540 |
Liguria |
345 |
Emilia-Romagna |
3.660 |
Toscana |
13.350 |
Marche |
770 |
Umbria |
Presente |
APPENNINO CETRO-SETTENTRIONALE |
18.125 |
Abruzzo |
Assente |
Molise |
Assente |
Lazio |
950 |
Campania |
Presente |
Puglia |
200 |
Basilicata |
Assente |
Calabria |
Presente |
Sicilia |
Presente |
Sardegna |
450 |
APPENNINO CENTRO-MERIDIONALE |
1.600 |
Totale
|
21.655 |
maremma e la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, la
specie deve essere mantenuta a densità compatibili con la conservazione del
manto forestale. Nelle aree appenniniche in cui vi sono popolazioni ben
stabilizzate (Appennino tosco-emiliano e ligure) essa dovrebbe essere gestita
in maniera sostenibile attraverso prelievi selettivi ed evitando che vengano raggiunte
densità troppo elevate o che insorgono possibili problemi di competizione con
due Cervidi autoctoni. Nelle aree evidentemente non –adatte (per esempio tutto
l’arco alpino) il Daino dovrebbe essere eradicato. Infine, drastiche operazioni
di contenimento dovrebbero essere intraprese in tutte quelle situazioni in cui
la presenza del daino può mettere a repentaglio la presenza di popolazioni di
altri Cervidi di interesse conservazionistico, segnatamente nel Bosco della
Mesola, nel Gargano, sul Pollino ed in Sardegna. Rimane aperto il problema
della gestione della specie negli allevamenti e nelle Aziende
agro-turistico-venatorie, che rappresentano fonti continue di animali che si
insediano sul territorio in maniera più o meno incontrollata. La specie è oggetto
di tentativi di eradicazione dove la sua presenza è considerata indesiderata,
ma tale operazioni risultano di difficile realizzazione, a meno che la zona
interessata sia piccola. A causa dell’elevato livello di socialità e della
plasticità trofica il daino presenta una limitata capacità di dispersione e può
raggiungere localmente anche densità estremamente elevate (> 30 capi / 100
ha) con danni notevoli al soprassuolo boschivo. Esso pone problemi per
l’elevato livello di competizione che instaura con i Cervidi autoctoni (cervo e
capriolo) rispetto ai quali appare superiore, almeno in ambito mediterraneo.
Tab. 16- Entità di distribuzione media dei prelievi annuali di daino
nel periodo 1999-2000.
Regione |
Consistenza
|
Piemonte |
220 |
Val d’Aosta |
|
Lombardia |
10 |
ARCO ALPINO CENTRO-OCCIDENTALE |
230 |
Trentino-Alto Adige |
|
Veneto |
25-100 |
Friuli-Venezia Giulia |
Non cacciato |
ARCO ALPINO CENTRO-ORIENTALE |
25-100 |
Liguria |
Non cacciato |
Emilia-Romagna |
460 |
Toscana |
1.560 |
Marche |
20 |
Umbria |
Cacciato (1) |
APPENNINO CETRO-SETTENTRIONALE |
2.040 |
Abruzzo |
|
Molise |
|
Lazio |
100 |
Campania |
Non cacciato |
Puglia |
Non cacciato |
Basilicata |
|
Calabria |
Non cacciato |
Sicilia |
Non cacciato |
Sardegna |
Non cacciato |
APPENNINO CENTRO-MERIDIONALE |
100 |
Totale
|
2.470 |
(1) solo in
Azienda faunistico-venatoria
Il presente studio è stato
pubblicato per gentile concessione della rivista Habitat.
Un particolare ringraziamento
al Prof. Franco Nobile, Direttore della Rivista e al Prof. S. Toso e Coll.